CLIMA

PILLOLE SUL CLIMA

I cambiamenti climatici sono evidenti e sul tema converge tutta la comunità scientifica. Gli stessi policy maker ne hanno sancito il riconoscimento a livello universale e hanno convenuto sulla adozione di una strategia centrata sulla neutralità carbonica per assicurare la governabilità e scongiurare l’irreversibilità del fenomeno riconoscendo che la questione va al di là di ogni governo e confine territoriale e che richiede un intervento unidirezionale verso la decarbonizzazione.

PROTOCOLLO DI KYOTO

In questa direzione, una delle tappe più significative è riconducibile al 2005, anno in cui è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che ha fissato la riduzione delle emissioni globali di sei gas serra, tra cui la CO2 per il periodo 2008-2012. Questo impegno si è tradotto per l’Italia in una riduzione del 6,5% delle proprie emissioni rispetto ai valori del 1990.

OBIETTIVI 20-20-20

Per far fronte al periodo post-2012, nel corso della Conferenza delle Parti di Doha del dicembre 2012, è stato sottoscritto dai partecipanti un impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 20% al 2020 e di cui l’Unione europea si era già fatta promotrice con l’adozione del Pacchetto di misure noto come “obiettivi 20-20-20” che prevede il traguardamento di tre obiettivi chiave per il 2020:

0
% RIDUZIONE DI GAS EFFETTO SERRA
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% AUMENTO FONTI RINNOVABILI NEL MIX EUROPEO
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% MIGLIORAMENTO DELL'EFFICENZA ENERGETICA

ACCORDO DI PARIGI

L’Unione europea ha confermato il suo impegno nella lotta ai cambiamenti climatici candidandosi anche a svolgere un ruolo di leadership a livello globale attraverso la definizione di nuovi ambiziosi obiettivi in linea con gli impegni previsti dall’Accordo di Parigi sul clima (COP21), siglato nel 2015, e confermati poi dalla COP22 di Marrakech (2016) e dalla COP23 di Bonn (2017). L’Accordo di Parigi, in particolare, individua come obiettivo di lungo termine il contenimento dell’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Ogni Paese, al momento dell’adesione, comunica il proprio contributo determinato a livello nazionale e noto come INDC – Intended Nationally Determined Contribution. L’accordo è entrato in forza il 4 novembre 2016; l’Unione europea ha ratificato l’Accordo il 5 ottobre 2016; nel nostro Paese è entrato in vigore l’11 dicembre 2016.

In questo scenario l’Unione europea ha presentato la nuova strategia nota come Clean Energy Package che contiene i nuovi obiettivi per il periodo 2021-2030. Le nuove misure prevedono:

0
% RIDUZIONE DI GAS EFFETTO SERRA
0
% AUMENTO FONTI RINNOVABILI NEL MIX EUROPEO
0
% MIGLIORAMENTO DELL'EFFICENZA ENERGETICA

… E IN ITALIA?

Il nostro Paese attraverso l’adozione della Strategia Energetica Nazionale (novembre 2017) ha definito un piano di interventi per il traguardamento degli obiettivi energetici ed ambientali al 2030. In particolare:

0
% RIDUZIONE DI GAS EFFETTO SERRA
0
% AUMENTO FONTI RINNOVABILI NEL MIX EUROPEO
0
% MIGLIORAMENTO DELL'EFFICENZA ENERGETICA

Infine, entro la fine dell’anno 2018, l’Italia come gli altri Stati membri dell’Unione europea dovrà presentare alla Commissione europea il Piano Energia e Clima, che dovrà contenere la programmazione degli interventi a livello nazionale per il raggiungimento dei nuovi target europei.

L’ambiente è divenuto un driver capace di influenzare il mercato internazionale e la sua salvaguardia ha innescato un processo di transizione verso la decarbonizzazione dell’economia, stravolgendo il paradigma dell’energia che oggigiorno si muove su logiche improntate sul risparmio e riciclo. Un nuovo paradigma perseguibile grazie alla leva tecnologica, alle competenze e know how.

I player hanno colto la sfida. Le strategie di business sono influenzate significativamente dalla performance ambientale che l’azienda intende traguardare. D’altro canto dobbiamo riconoscere che la nostra epoca è caratterizzata da una crescita economica esponenziale consentita dal progresso industriale, che ha contribuito a produrre ricchezza e a migliorare la qualità della vita e che negli ultimi anni ha abbracciato i “c.d. Paesi Emergenti”. Di certo una tendenza positiva ma non esaustiva se pensiamo che il mondo viaggia ancora a diverse velocità e una parte di esso sconta ancora un ritardo molto forte nell’accesso ai servizi di prima necessità come l’acqua e l’energia.

Per questo motivo la lotta ai cambiamenti climatici per essere effettivamente sostenibile, deve essere affrontata nella duplice ottica di coniugare il progresso economico/industriale e la salvaguardia dell’ambiente, poiché perseguono lo stesso obiettivo: assicurare e garantire all’umanità presente e alle generazioni future una migliore qualità della vita.

E qui subentra il discorso di responsabilità e buon senso, perché se è vero che la crescita economica è sinonimo di ricchezza e benessere, al contempo appare urgente accrescere la consapevolezza sull’irreversibilità dei cambiamenti climatici in atto. Soddisfare il binomio “economia – clima” rappresenta senza dubbio la sfida più importante che l’umanità dovrà affrontare che deve conciliare le diversità culturali, politiche, ideologiche e economiche di un mondo che, pur essendo oramai completamente globalizzato presenta diverse necessità e bisogni.

L’ambiente è un bene prezioso e assicurarne la salvaguardia è indicazione di responsabilità e buon senso.